Sottoterra

Di Jacopo Pasotti

Da un progetto di Donato Giovannelli

In un’epoca in cui i confini fra natura, essere umano e tecnologia si fanno sempre più sfumati, queste foto propongono un immersione visiva nella ricerca scientifica sulle forme di vita che popolano gli ambienti estremi. Le immagini nascono dal progetto EU ERC CoEvolve, che studia la coevoluzione tra vita e Terra in contesti estremi e che sta svelando i legami che uniscono il Pianeta agli esseri viventi.

Jacopo Pasotti sul campo in Islanda mentre documenta il lavoro fatto dai ricercatori del progetto ERC CoEvolve.


Fare ricerca in ambienti estremi è una grande sfida. Significa mettere insieme preparazione, logistica, competenza e una grande passione per l’imprevisto. Ti regala però emozioni forti, panorami mozzafiato, esperienze uniche e tempo negli angoli più remoti del pianeta. Significa progettare fino all’ultimo dettaglio, ma anche imparare a cambiare piano al primo imprevisto. E, soprattutto, significa entrare in contatto con luoghi che restituiscono emozioni intense: albe quasi monocromatiche tra i ghiacci, tramonti che sembrano esplosioni di colore sui deserti, e i colori di una vita estrema che fiorisce nei posti più impensabili.

Sono quasi vent’anni che faccio lavoro sul campo in questi ambienti, ma non ho mai avuto però l’opportunità di condividere con voi le cose che ho visto, fino ad oggi. All’interno del progetto europeo ERC CoEvolve ho avuto la fortuna di avere accanto Jacopo Pasotti come responsabile della comunicazione e fotoreporter di campo. Le immagini che vedete qui sono il frutto di cinque anni di spedizioni condivise: la logistica complessa, gli imprevisti che diventano storie, esperienze condivise e, naturalmente, tanta tanta scienza.

Con le sue foto e le sue parole Jacopo ci accompagna in un viaggio alla scoperta degli ecosistemi e degli ambienti naturali che sono i veri motori che permettono a questo pianeta di funzionare. Ci racconta il contesto, la scelta compositiva e l’istante in cui ogni foto è nata. Un viaggio incredibile che ho la fortuna di fare ogni giorno nel mio lavoro, e che sono contento di poter condividere con voi tramite le fotografie di Jacopo Pasotti.

Ogni fotografia di Jacopo è accompagnata da un testo che racconta il contesto, il gesto scientifico, la scelta compositiva e l’istante in cui è nata. Spero che questa mostra non sia solo una galleria di immagini, ma una porta d’accesso ad un lavoro che studia come la vita e la Terra si siano plasmate a vicenda.

Difficile dire quale sia la mia foto preferita. Forse, se dovessi scegliere, indicherei la n.17, l’ultima della mostra: il mio team visto dall’alto mentre campiona emissioni geotermiche nella spiaggia di Ponente a Vulcano. Quella foto mette in evidenza un contrasto che sento profondamente: l’ordine apparente degli ombrelloni e delle sdraio imposto dall’uomo contro il caos e la forza della natura, nei colori e nell’agitazione dello zolfo e dei batteri estremofili presenti nell’acqua del mare influenzata dall’attività del vulcano. Una foto dal profondo significato emotivo e filosofico. Una foto per me quasi metafisica. Spero che, guardando queste immagini, possiate ritrovare lo stesso stupore che provo ogni volta che torno a fare scienza sul campo. Buona visita.

Donato Giovannelli


Di seguito commenti e impressioni di Jacopo Pasotti sulle fotografie esposte


1. Sorgente idrotermale nelle deserto di Atacama (Cile, 2022)

Dopo ore di auto attraverso il deserto, nei pesanti pick-up che compongono la carovana dei ricercatori, giungiamo ad una delle hot-springs oggetto di questa spedizione. Dopo alcune foto a terra decido di alzare in volo il drone e dall’alto questo rivela un microcosmo ed una complessità cromatica stupefacenti. Sono sempre stato affascinato dalla vista dall’alto, rivela geografie che da terra sono difficili da riconoscere.


2. Dal Laboratorio Zeppelin, Ny-Alesund, isole Svalbard (Norvegia, 2025)

A Ny-Alesund non lontano dal parallelo 80° Nord c’è un villaggio composto da basi scientifiche di diverse nazioni. Come fotografo e giornalista riesco spesso a intrufolarmi in angoli altrimenti chiusi al pubblico, e spesso anche agli stessi scienziati se non con permessi speciali. Questa foto, che ritrae la Kings Bay in veste invernale è stata scattata dal laboratorio Zeppelin, raggiungibile con una microscopica funicolare. Qui si cerca di minimizzare la presenza umana perché ci sono sensori sulla qualità dell’aria molto sensibili.


3. Estrazione di acqua da una sorgente termale sommersa, Laguna Vilama (Cile, 2023)

Karen Lloyd, della Università della California del Sud e Donato Giovannelli nei pressi del lago Vilama a 4510 metri di altitudine. L’aria è tersa, sarà l’altitudine, la luce è intensa, le nubi dense in lontananza catturano lo sguardo della microbiologa mentre Donato deve operare con attenzione una pompa peristaltica. Anche fare scienza ha i suoi momenti di magia.


4. Campioni di vita estrema, estremofili, lago Myvatn (Islanda, 2024)

Ci sono fotografie di cui spesso i componenti della spedizione non capiscono molto il senso. Si tratta di fiale di acqua, al loro interno i ricercatori hanno catturato microorganismi che vivono ad alte temperature e in acque con chimismi dei più strani, molto acidi, molto basici, a seconda. Io sono affascinato da queste fiale, catalogate e curate una a una. Contengono incognite e talvolta sorprese, e le considero componenti essenziali in una storia di una spedizione.


5. Vulcanelli di fango, Otopotehetehe (Nuova Zelanda, 2025)

Non è sempre facile lavorare in questi ambienti. Scienziati e scienziate sono intenti nei loro lavori. Succedono mille cose. Una scienziata si dirige in una direzione attratta da una emissione di gas. Altri cominciano una delicata raccolta di fanghi. I tempi sono ristretti perché c’è sempre tanto da fare. So bene che la mia qualità deve essere anche nel disturbare il meno possibile. Con la mia macchina devo capire cosa succede, quando succede, dove succede. Senza fare un passo falso e finire con un piede in sabbie mobili bollenti.


6. Estrazione di carota di ghiaccio, ghiacciaio di Austre Broggerbreen, Ny Alesund (Norvegia, 2025)

Il cielo è cupo. Il sole sarebbe comunque nascosto dalle montagne, lo è stato già per diversi mesi. Il team della Università Federico II di Napoli ha scavato un buco nella neve fino a raggiungere il ghiaccio ed ora Donato sta operando un carotiere manuale. Il colore dello strumento, in un paesaggio così povero di cromatismo (perfino Donato è nero dal cappello agli stivali) attrae tutta la mia attenzione.


7. Discesa nel Vulcano Irruputuncu, Cile (2022)

Il vulcanologo portoricano Marteen De Moor scende nel vulcano Irruptuncu, a 5160 metri di altitudine. Tra le esperienze più incredibili che abbia mai fatto c’è questa: la difficile salita su questo vulcano, e poter assistere al lavoro dei vulcanologi. Dicono che una foto vale mille parole. Ma l’aria tossica e calda, che brucia gola e occhi e che potrebbe essere letale non si può che descrivere. Così come il sibilo di qualche condotto dove i gas risalgono con forte pressione dalle viscere della montagna. L’energia della Terra, qui la si sente tutta!


8. Alla ricerca di una sorgente idrotermale abbandonata, (Argentina, 2023)

Per molti la Puna argentina è una meta turistica, tra villaggi con storie antiche, rocce policrome, una vegetazione unica al mondo. Ma no, le spedizioni scientifiche si perdono spesso lungo tragitti dimenticati. È questo il caso, quando la carovana di tre pick up è andata alla ricerca di una sorgente termale fino a qualche decennio fa frequentata da un esiguo turismo locale, e ora dimenticato. Dal drone, con cui seguivo la carovana, potevo osservare una geologia particolare e imponente.


9. Misurazione di valori chimici e fisici da una sorgente idrotermale (Islanda, 2024)

Il cono roccioso è scivoloso. Intorno scorre un torrente gelido. Dal cono fuorisce invece acqua bollente, un canale che mette in contatto l’ecosistema sotterraneo con la superficie terrestre. Il contrasto è notevole. Quando ho visto Donato, Marteen, e Carlos coordinati con totale spontaneità per cercare di raccogliere il dato e allo stesso tempo di non finire in una o nell’altra acqua ho cercato di cogliere la dinamicità e la coordinazione di questo momento, delicato, breve, ma evidentemente importante.


10. Strýtan geothermal underwater vent, golfo di Akureyri (Islanda, 2022)

Nel golfo di Akureyri c’è una concrezione rocciosa alta decine di metri dal fondale marino. In superficie si notano appena delle bollicine, che risalgono da questo vent. Donato, Roy Price, geochimico della Stony Brook University (USA) e Erlendur dello Strytan Dive Center si immergono per raccogliere campioni di gas e di microorganismi. Immergersi a quelle temperature e profondità richiede esperienza. Dal gommone non posso fare altro che vederli sparire nelle acque scure del golfo.


11. Vulcano di fango, Monowai (Nuova Zelanda, 2025)

L’occhio della foresta. Ecco come mi è apparso dalla camera del drone, quando lo ho fatto volare alto e lontano. Immersa nel verde della foresta dei rilievi dell’isola settentrionale della Nuova Zelanda, questa grande pupilla di fango ha creato attorno a sé le condizioni per una vegetazione particolare. Come una serie di lacrime, dovute alla leggera inclinazione del terreno, durante eruzioni più imponenti il fango è colato verso il basso e l’occhio della foresta ha dato origine a un’area dove non crescono alberi.


12. Isola di Vulcano (Eolie, 2022)

Il team di microbiologi della Federico II di Napoli si esercita nel campionamento nelle acque dell’isola di Vulcano. Devo fare attenzione alle mie macchine fotografiche perché il substrato è sassoso. Anche in questo caso accadono molte cose e io devo scegliere i soggetti che credo più rappresentativi, i momenti più interessanti. Di questo momento mi hanno attratto gli sguardi concentrati di Donato e dei suoi studenti: la raccolta del gas che emerge dal fondo richiede che diverse parti, tubi, valvole, bottiglie siano perfettamente funzionanti. Il rischio è quello di danneggiare gli strumenti, invalidare il campionamento, perdere materiale e tempo per niente.


13. Campionamento a Landmannalaugar (Islanda, 2023)

Non è un modo consueto di visitare l’Islanda. Il setting è questo: da una colata lavica basaltica fuoriescono gas e acqua termale. La colata è una ambitissima meta turistica. Ci sono spogliatoi, parcheggi, un piccolo campeggio e spazi per riscaldarsi se fa troppo freddo. Dagli spogliatoi escono turisti che in costume si mettono a mollo in questo ambiente suggestivo, le selfie invadono i social. Poco più in là, ben riconoscibili per dei gillet gialli, i microbiologi del team Coevolve, ben coperti, effettuano il campionamento dell’ecosistema sotterraneo immersi nei fumi della sorgente.


14. Sulla corona del Vulcano (Eolie, 2022)

Nel mio lavoro, documentare il lavoro di terreno dei ricercatori, devo catturare commenti e momenti delle diverse operazioni che compiono. Raramente si preoccupano di me, sono troppo impegnati nei protocolli che scandiscono le loro attività. Anni di frequentazione di montagne, grotte, ghiacciai, pareti rocciose mi hanno insegnato a muovermi con attenzione su ogni terreno. Ma ammetto che i terreni vulcanici li ho frequentati poco fino ad ora. Per fare questo scatto stavo per mettere il piede in una fumarola la cui temperatura poteva essere di 200°C.


15. Ny-Alesund, isole Svalbard (Norvegia, 2022)

È stata forse una delle missioni per certi versi più complessa. Le temperature erano intorno ai -15°C, che con un effetto wind-chill potevano superare i -20°C percepiti. Scattare foto di un team affaticato dal freddo, dalle tute pesanti, dai guanti spessi, a cui il gelo impediva il corretto uso di alcuni strumenti di lavoro è stato molto difficile. Usare la macchina (io scatto in manuale) diventa complesso, i piccoli tasti sono praticamente inutilizzabili. Conosco però il freddo e ho le mie strategie per riuscire a evitare il congelamento o di restare appiccicato con i polpastrelli al metallo gelido e riuscire comunque a lavorare.


16. Sorgente Nga Wai Ariki - Waters of the Gods (Nuova Zelanda, 2025)

In queste spedizioni ho spesso il problema di trovarmi all’interno di una azione confusa, troppo piena di persone, di oggetti delicati e costosi che ostacolano il passo. Nelle inquadrature spuntano sempre un gomito, un polpaccio. Un fotografo più insistente chiederebbe a questo o a quella di scansarsi. Ma potrebbe essere impossibile: gli scienziati non sono qui per un fotoshooting! Io aspetto, come certi fotografi naturalisti. Se hai pazienza prima o poi ci sarà quella finestra in cui lo scatto può funzionare. Qui la finestra però è stata in alto, tra le piante, proprio sopra il folto gruppo e ho pensato di cogliere una immagine d’insieme, scienziati e scienziati nel folto della foresta.


17. Vulcano, spiaggia di ponente (Eolie, 2022)

Il vulcano aveva avuto una fase attiva da pochi giorni. L’isola aveva tremato, c’erano state emissioni gassose particolarmente intense. Il team di Donato era all’opera intorno ad una fumarola sommersa. Era sera, la luce al limite della sua intensità. Ho fatto volare il drone e sotto di me avevo una visione drammatica, quasi infernale, l’acqua marina assumeva delle sfumature incredibili, ed il contrasto con la linea della spiaggia e le sdraio ordinate era per me il perfetto contrasto tra la natura imperfetta e la perfezione.


Il progetto CoEvolve e questa mostra hanno ricevuto fondi dal European Research Council (ERC) nell’ambito del programma di ricerche e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 Grant Agreement No. 948972-COEVOLVE-ERC-2020 STG.

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